Sintomi apparentemente “normali” nascondevano una malattia insidiosa: purtroppo il mio amico Luigi è solo uno dei tanti
Ogni tanto ci capita di vedere amici o persone care cambiare senza un motivo apparente. Così è stato con Luigi, un mio caro amico che, negli ultimi tempi, sembrava diventato un’altra persona. All’inizio non ci avevo fatto caso, ma con il passare delle settimane i segnali erano sempre più evidenti e impossibili da ignorare.
Luigi è sempre stato un tipo solare, organizzato e molto preciso. Ma, d’un tratto, qualcosa era cambiato. Quando parlavamo, sembrava distratto: i suoi occhi si perdevano nel vuoto e dovevo richiamare la sua attenzione più volte per fargli seguire il filo del discorso. Cominciava cose senza portarle a termine, dimenticava appuntamenti importanti, perfino quelli che avevamo preso insieme.
E poi c’era quel continuo movimento. Non stava mai fermo: tamburellava le dita sul tavolo, muoveva i piedi sotto la sedia, sfogliava il telefono come se cercasse qualcosa senza trovarlo mai. All’inizio ci scherzavo su: “Che fai, hai le formiche nelle scarpe?”, ma lui sorrideva senza rispondere davvero.
Con il tempo, la situazione è peggiorata. Luigi era sempre più nervoso, come se avesse un motore acceso dentro di sé che non riusciva a spegnere. Iniziava a dimenticare non solo cose superficiali, ma anche appuntamenti di lavoro e impegni importanti. Lo vedevo frustrato, quasi sopraffatto da qualcosa che non sapeva definire.
Un giorno, durante un caffè, mi ha detto: “Non so cosa mi stia succedendo. Mi sento come se avessi mille pensieri in testa, ma non riesco a concentrarmi su nessuno. Mi sto perdendo”. Quella frase mi ha colpito profondamente. Era evidente che aveva bisogno di aiuto.
Dopo molte insistenze, Luigi ha deciso di approfondire la questione e si è rivolto a uno specialista. Il risultato? ADHD, o Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività, diagnosticato in età adulta. Confesso che all’inizio ero sorpreso: pensavo che l’ADHD fosse qualcosa che riguardasse solo i bambini, ma ho scoperto che non è affatto così.
Lo specialista gli ha spiegato che il disturbo può essere presente fin dall’infanzia, ma in molti casi non viene riconosciuto. Le persone come Luigi imparano a convivere con i sintomi, sviluppando strategie per compensarli. Tuttavia, con il tempo, soprattutto in momenti di stress o cambiamenti nella vita, quei sintomi possono emergere in modo più evidente, diventando invalidanti.
L’ADHD si manifesta attraverso tre gruppi principali di sintomi:
Questi sintomi possono variare in intensità e combinarsi in modo diverso per ogni persona. Nel caso di Luigi, erano tutti presenti, rendendo difficile per lui gestire sia la vita lavorativa che quella personale.
Ricevere una diagnosi di ADHD non è stato facile per Luigi, ma è stato un passo fondamentale. Con l’aiuto di uno psicologo e di un trattamento mirato, ha iniziato a prendere il controllo della sua vita. Ha imparato a riconoscere i suoi limiti, a pianificare meglio le sue giornate e, soprattutto, a non sentirsi più in colpa per qualcosa che non dipendeva da lui.
Ora è più sereno. Certo, l’ADHD non scompare, ma sapere cosa lo rende così e avere gli strumenti per affrontarlo ha fatto una grande differenza. E io ho imparato molto da questa esperienza: l’importanza di ascoltare, di non giudicare e di essere presenti per chi ci sta vicino.
La storia di Luigi mi ha fatto riflettere. Quante persone convivono con sintomi simili senza sapere cosa stia succedendo? Quanti si sentono incompresi o etichettati come pigri, disorganizzati o distratti? Forse è il momento di guardare oltre le apparenze e di chiederci: cosa possiamo fare per aiutare? La risposta potrebbe cambiare una vita, proprio come è successo a Luigi.
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