Nel 2025 una brutta batosta per gli italiani: l’aumento del gas. Arriva la stangata, non ci voleva proprio
Se pensavate che il periodo delle festività fosse solo una questione di regali e pranzi, forse vi siete persi una notizia che potrebbe far lievitare non solo i costi delle bollette, ma anche le preoccupazioni per il futuro. Parliamo dell’energia, e in particolare del gas naturale, che da mesi fa discutere in Europa. Cosa succede se il gas russo smette di arrivare attraverso l’Ucraina? E come reagirà l’Italia a questa nuova minaccia di scarsità?
La questione è tutt’altro che semplice, e comincia con una dichiarazione che ha scosso non solo l’Europa, ma anche i mercati internazionali: Volodymyr Zelensky, il presidente ucraino, ha annunciato che non rinnoverà il contratto che consente il transito del gas russo attraverso l’Ucraina.
Il contratto, che scade il 31 dicembre, è stato uno degli ultimi canali di approvvigionamento per numerosi paesi europei, tra cui la Slovacchia, l’Austria, la Repubblica Ceca e, ovviamente, l’Italia. Questa decisione non è solo una semplice mossa politica: dietro c’è il tentativo dell’Ucraina di ridurre i legami energetici con Mosca, cercando di interrompere l’ultimo flusso economico che collega i due paesi. Ma la vera domanda è: cosa significa tutto questo per l’Europa e, soprattutto, per noi italiani?
Le possibili ripercussioni sull’Italia
Se il gas russo non passerà più attraverso l’Ucraina, l’Europa si troverà a fare i conti con un vuoto che sarà difficile da colmare. Non si tratta solo di un taglio ai rifornimenti, ma anche di un impatto sui prezzi, che potrebbero aumentare sensibilmente.
A partire dal 1 gennaio, il gasdotto che trasporta il gas attraverso l’Ucraina verso la Slovacchia e altri paesi centrali chiuderà i battenti, e la Slovacchia, tra gli stati più dipendenti da questo gas, sarà costretta a cercare alternative. Tra i Paesi che potrebbero subire le conseguenze più gravi ci sono proprio l’Italia e l’Austria, che sono ancora legate a questo flusso.
In Italia, in particolare, l’aumento dei costi potrebbe tradursi in un ulteriore aggravio per le famiglie, già alle prese con il rincaro delle bollette. In effetti, alcuni analisti prevedono che i prezzi del gas, che avevano mostrato segnali di stabilizzazione nei mesi scorsi, potrebbero salire di nuovo. Questo scenario sarebbe complicato da gestire, soprattutto se le temperature invernali si rivelassero più fredde del previsto, aumentando la domanda di riscaldamento.
Tuttavia, c’è una buona notizia: l’Europa ha investito massicciamente nelle infrastrutture per il gas liquefatto (GNL), che arriva tramite navi e terminali. Quindi, anche se i rifornimenti da Gazprom attraverso l’Ucraina dovessero cessare, l’Europa ha altre fonti di approvvigionamento, soprattutto dai gasdotti provenienti dall’Azerbaigian o da altri paesi. Ma è anche vero che questi nuovi rifornimenti non sono ancora sufficientemente stabili per garantirci una copertura a lungo termine senza un impatto sui prezzi.
Quali soluzioni per evitare l’impennata dei prezzi?
Alcuni paesi dell’Est europeo, come la Slovacchia, stanno cercando di diversificare i propri fornitori, ma la situazione è complessa. In particolare, Mosca sarebbe disposta a mediare un nuovo accordo per far transitare il gas azero attraverso il suo territorio, ma Kiev teme che questo possa finire per favorire ancora una volta il gas russo, creando una “mescolanza” poco trasparente.
A livello politico, la decisione di Robert Fico, primo ministro slovacco, di incontrare Vladimir Putin per cercare una soluzione sul gas non è passata inosservata. La Slovacchia, tra le più dipendenti dal gas russo, potrebbe cercare di siglare un accordo bilaterale con la Russia, ma tale mossa potrebbe sollevare tensioni con altri paesi europei, inclusa l’Italia.
La domanda che molti si pongono ora è: riuscirà l’Europa a garantire la stabilità energetica senza continuare a dipendere da Mosca? E soprattutto, quanto tempo ci vorrà per trovare alternative concrete e sicure per l’Italia e per i suoi cittadini?
In ogni caso, la decisione dell’Ucraina di fermare il transito del gas potrebbe rappresentare una sfida cruciale per l’Europa, e in particolare per quei paesi come l’Italia, che ancora dipendono dal gas russo per soddisfare una buona parte del proprio fabbisogno energetico. Ma le ripercussioni, anche se difficili da prevedere con certezza, potrebbero far crescere i prezzi del gas e rendere più incerti i rifornimenti durante i prossimi mesi.