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Lifestyle

Perché conserviamo alcuni ricordi e altri no? Un aneddoto che mi ha fatto riflettere

Vi racconto un aneddoto che ha sviluppato in me una curiosità: perché ricordiamo cose anche di anni fa e dimentichiamo eventi recenti?

Era una di quelle serate che iniziano in modo tranquillo e finiscono per trasformarsi in dibattiti profondi. Seduti sul divano, con un calice di vino in mano, stavamo chiacchierando di tutto un po’, quando Marco ha buttato lì un ricordo apparentemente banale.

Un ragionamento che mi ha incuriosito: come fa il nostro cervello ad immagazzinare i ricordi? – istitutonervilentini.it

“Mi ricordo perfettamente un episodio di quando avevo sei anni: era mercoledì, le 16:30. Ho imparato a leggere la data, me l’ha insegnato un amico di mio padre. Eppure, non ho la minima idea di cosa ho fatto tre giorni fa”. La frase ci ha lasciati tutti incuriositi e perplessi, anche perché è un qualcosa che in fondo riguarda tutti noi. Perché il cervello decide di conservare certi ricordi e lasciarne svanire altri? Dopo quella sera, ho cercato di capirci di più.

Il nostro cervello non è un archivio infinito: seleziona, filtra e conserva solo una parte di quello che viviamo. Questo processo è governato da criteri precisi, che spesso agiscono in modo inconscio. Tra i fattori più importanti ci sono l’emozione, la novità e l’utilità.

Ad esempio, i ricordi legati a momenti emotivamente intensi – che siano felici o traumatici – vengono immagazzinati più facilmente. Questo succede grazie all’amigdala, una piccola parte del cervello che agisce come una sorta di amplificatore emotivo, rafforzando i ricordi associati a sentimenti forti.

Poi c’è la questione della novità. Situazioni insolite o esperienze che ci colpiscono particolarmente hanno più probabilità di essere ricordate rispetto alla routine quotidiana. Per questo è più facile ricordare un viaggio in un luogo esotico rispetto a una normale giornata in ufficio.

Infine, c’è l’utilità pratica. Il cervello tende a conservare ciò che ritiene utile per il presente o il futuro, scartando informazioni che considera superflue. Questo spiega perché ricordiamo bene numeri di telefono o password che usiamo spesso, ma dimentichiamo dettagli di una conversazione avvenuta solo pochi giorni fa.

Perché alcuni ricordi d’infanzia sono così vividi?

Tornando all’episodio di Marco, il suo ricordo d’infanzia si collega a un altro meccanismo fondamentale: i momenti di apprendimento. Quell’episodio potrebbe aver segnato un momento di svolta nella sua comprensione del mondo. Imparare qualcosa di nuovo – come leggere un orologio o comprendere un concetto fondamentale – stimola il rilascio di dopamina, un neurotrasmettitore che rafforza la memoria.

Le pietre miliari cognitive sono importanti per i nostri ricordi – istitutonervilentini.it

Inoltre, i dettagli dell’episodio – il giorno, l’orario, il contesto – forniscono una cornice chiara che rende più facile rievocarlo. Questo tipo di ricordi si imprimono nella mente perché rappresentano pietre miliari cognitive, momenti in cui il cervello ha fatto un “salto” significativo.

Se ricordiamo così bene alcuni episodi lontani, perché dimentichiamo facilmente ciò che è accaduto di recente? La risposta sta nel fatto che il nostro cervello è progettato per ottimizzare l’efficienza. Conservare tutto sarebbe uno spreco di risorse.

Ecco perché tendiamo a dimenticare eventi ripetitivi o poco significativi: non hanno un grande impatto emotivo, non sono particolarmente utili e non rappresentano nulla di nuovo. Ad esempio, difficilmente ricorderai cosa hai mangiato a pranzo tre giorni fa, a meno che non si trattasse di un evento speciale o diverso dal solito.

Un altro motivo è che i ricordi recenti non sempre hanno il tempo di consolidarsi. Per diventare a lungo termine, un ricordo deve passare attraverso un processo chiamato consolidamento, che avviene principalmente durante il sonno. Se un evento recente non è ritenuto rilevante, è probabile che venga semplicemente “scartato”.

Il ruolo delle emozioni nei ricordi

Le emozioni giocano un ruolo cruciale nella scelta di cosa ricordiamo. Momenti carichi di sentimenti, anche banali, tendono a rimanere impressi proprio perché il cervello li associa a qualcosa di importante. Questo potrebbe spiegare perché Marco ricorda il dialogo con una precisione quasi maniacale: forse quell’interazione ha suscitato una sensazione di curiosità, imbarazzo o soddisfazione, tutte emozioni che amplificano la memoria.

Anche se non possiamo controllare del tutto ciò che il nostro cervello decide di conservare, ci sono modi per rafforzare i ricordi importanti. La ripetizione, ad esempio, è una strategia efficace: rievocare un episodio o condividerlo con altri lo aiuta a fissarsi nella memoria. Anche associare un ricordo a un contesto specifico o a emozioni positive può aumentarne la durata.

La prossima volta che vi trovate a ricordare un episodio lontano e a dimenticarne uno recente, fermatevi un attimo e chiedetevi: cosa rende quel ricordo speciale? Magari rappresenta un momento di crescita, un’emozione forte o semplicemente qualcosa che ha cambiato il modo in cui vedete il mondo. Forse è proprio questa selezione, a volte misteriosa, che rende la nostra memoria tanto affascinante quanto imprevedibile.

AntonioP

Giornalista pubblicista dal 2010, "fratello maggiore" di tanti redattori del network, autore di trasmissioni televisive. In TvPlay sono, insieme a Claudio Mancini, il conduttore di FantaTvPlay, di "Chi Ha Fatto Palo" e di altri format creati da noi. Sono una persona che ha fatto della scrittura la sua ragione di vita, coronando un sogno che avevo fin da bambino. Il mio motto è “lavorare seriamente senza mai prendersi sul serio”. Cerco di trasmettere la mia passione e il mio entusiasmo alle persone che lavorano con me: quando ci riesco… ci divertiamo!

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