La leggenda più accreditata e riconosciuta vuole che i grissini, una delle preparazioni più semplici e buone allo stesso tempo italiana, siano nati in questo modo sorprendente. Ovviamente nella splendida cornice di Torino.
La caratteristica che accompagna la cucina italiana sin dalla notte dei tempi, come si suol dire, è sicuramente la bontà che riesce però ad associarsi, per così dire, ad una semplicità a tratti impressionante, che lascia a bocca aperta. E’ difficile trovare questo connubio così forte in altre parti del mondo. Un esempio illustre, in tal senso, sono i grissini. Nel mondo dell’arte bianca, come si suole indicare il mondo dei prodotti che nascono da farina, acqua etc, non si può non riconoscere un posto d’onore ai grissini.
Pur essendo un qualcosa di apparentemente molto, molto semplice, si tratta in realtà di una preparazione fantastica per un aperitivo ma anche prima di cenare, per iniziare a preparare lo stomaco alle portate principali. Ovviamente esistono varie ricette e vari modi sia di prepararli che di servirli, ma seguendo la ricetta originale il risultato non può che essere magnifico. In tal senso, però, c’è una leggenda che ci dice anche come sono nati ed il perché hanno assunto questa forma allungata e questa croccantezza diventata ormai un marchio distintivo.
Come sono nati i grissini: la leggenda
La loro caratteristica è che, pur essendo prodotti da acqua e farina, hanno una consistenza praticamente unica. In ogni angolo di questi prodotti c’è, infatti, croccantezza, senza mai dare spazio, per così dire, alla mollica morbida tipica di ogni lievitato. In tal senso, nati a Torino, sono noti praticamente in ogni angolo del mondo. E la leggenda che spiega la creazione dei grissini è davvero molto, molto interessante. Ed affonda le radici, come spesso accade in questi casi, nella storia di questa città.
Pare, infatti, che i grissini siano stati inventati a Torino nel lontano 1679 dal fornaio di Casa Savoia Antonio Brunero. Tutto si deve ad una richiesta del medico personale di quello che sarebbe diventato poi re Vittorio Amedeo II, Teobaldo Pecchio. Sembra, infatti, che il re da bambino soffrisse di problemi allo stomaco e questo problema non gli permetteva di digerire in maniera adeguata la mollica del pane. Per questo motivo nascono i ghërsin, che sono dei croccanti bastoncini fatti di sola crosta.
Da quel momento in avanti, poi, ne è passata di acqua sotto i ponti, come si suol dire, dal momento che tante cose sono successe prima che diventassero così iconici. Quel che è storicamente accertato è che, però, Napoleone Bonaparte li adorava al pari di Luigi XIV.