Tutto pronto per la finale di X Factor a Napoli, ma nel frattempo scoppia una polemica di cui avremmo fatto volentieri a meno
Ogni edizione di X Factor porta con sé polemiche, ed è parte del gioco. Ma l’ultima uscita dell’artista Francamente, eliminata prima della finale (in programma stasera in Piazza del Plebiscito a Napoli, ndr), ha alzato un polverone che va ben oltre il talent.
In un’intervista, la cantante ha lanciato una critica neanche troppo velata al giudice Achille Lauro, affermando: “Lo stimo, è un simbolo ed è sempre stato gentile. Ma è un fatto che la sua squadra sia composta da maschi bianchi. Non ho nulla contro gli altri ragazzi, nulla. Voglio solo creare più consapevolezza.”
Consapevolezza di cosa, esattamente?
Francamente sostiene di voler aprire un dibattito, ma il punto di partenza della sua polemica è traballante. Qual è il problema, esattamente? Che Achille Lauro abbia scelto concorrenti che, guarda caso, sono maschi e bianchi? Sul serio un giudice dovrebbe scegliere i propri artisti in base a criteri come sesso, etnia o appartenenza sociale? E se fosse il contrario, non sarebbe forse ancora più imbarazzante?
Pensiamoci: se Achille Lauro avesse dichiarato apertamente di aver selezionato qualcuno perché donna, o perché appartenente a una minoranza etnica, non sarebbe forse un’umiliazione per quella persona? Una specie di “segnalazione morale” che riduce un talento a un simbolo, dimenticando il motivo per cui tutti sono lì: la musica. Si tratta di un concorso, di una competizione! Come si può pensare che in una competizione non debba vincere il semplice merito ma altri fattori?
Ecco il punto centrale che sembra sfuggire in queste discussioni: la competenza. Achille Lauro, qualunque siano le opinioni sul suo stile o sul suo personaggio, ha portato tre finalisti su quattro alla fase conclusiva del programma. Una percentuale che parla da sola e che, piaccia o meno, certifica la bontà delle sue scelte. Quei “maschi bianchi” di cui Francamente sembra lamentarsi sono lì perché hanno convinto pubblico e giudici, non per una qualche cospirazione o favoritismo.
Siamo sicuri che un’artista eliminata debba necessariamente trasformare la propria in una polemica sociopolitica? Non sarebbe più rispettoso per sé e per gli altri riconoscere semplicemente che non si è stati all’altezza, almeno in quell’occasione? Intendiamoci: Francesca è brava, molto brava, e probabilmente la kermesse le aprirà porte che dovrà essere abile a varcare e a restare sulla cresta dell’onda. Ma, attenzione: se ci resterà lo farà proprio perché è brava, non certo perché sia donna, queer o qualsiasi altra categoria che non contempli la parola “cantante”.
Pretendere che un giudice scelga i propri concorrenti basandosi su criteri di “parità” è un vicolo cieco. La musica non è un’azienda che deve rispettare le quote di genere o etnia. È arte, e l’arte non può essere ingabbiata in una griglia di requisiti. Achille Lauro ha scelto persone che, secondo lui, avevano le carte giuste per andare lontano. E i risultati gli danno ragione.
Paradossalmente, un atteggiamento come quello suggerito da Francamente sarebbe l’esatto opposto di quello che cerca di combattere. Non sarebbe riduttivo, persino offensivo, selezionare qualcuno non per il talento ma per rappresentare una categoria? Una sorta di inclusività forzata che rischia di tradursi in un boomerang.
Questo non significa che il dibattito sulla rappresentazione sia sbagliato. Tutt’altro: è giusto e importante parlarne, ma non a scapito del merito o della logica. Criticare Achille Lauro per aver scelto talenti che si sono dimostrati validi è un’argomentazione debole, che rischia di togliere credibilità a chi davvero combatte battaglie significative per l’inclusione.
francamente, Francamente, il problema non è la composizione della squadra di Achille Lauro. Il problema è pensare che ogni scelta, ogni risultato, debba sempre essere letto attraverso la lente del politicamente corretto. A X Factor, alla fine, conta una sola cosa: chi sa emozionare con la propria musica. E in questo caso, i numeri parlano chiaro.
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