Ami le insalate in busta? Sono comode e buone ma è meglio non comprarle dopo cioè che ha rivelato un nuovo test su di loro.
Le insalate in busta sono una soluzione comoda e sbrigativa per una cena veloce o per preparare un contorno quando non si ha voglia di mettersi ai fornelli. Basta aprire la busta, versare il contenuto in una ciotola o in un piatto e condire.
Anche molti lavoratori consumano le insalate in busta fuori casa. Insomma, è davvero difficile rinunciarci! Eppure sarebbe meglio non comprarle dato che un nuovo test ha rivelato qualcosa di allarmante. In 12 marche, alcune molto famose ed anche bio, sono state rintracciate tracce di pesticidi.
Salvagente ha analizzato 12 insalate in busta (nello specifico si trattava di songino o valeriana) e ha riscontrato la presenza di pesticidi in esse. Le marche di riferimento sono molto famose e amate dai consumatori che dopo questi risultati dovrebbero evitare però di acquistarle ancora. Sono: Barduca bio (Natura Sì), Bonduelle, Carrefour, Conad, Consilia, Coop, Esselunga (ed Esselunga Bio), Eurospin, In’s, Lidl e Todis.
Le analisi dei campioni sono state condotte da laboratori accreditati che hanno valutato diversi aspetti come sicurezza microbiologica, igiene e presenza di pesticidi e nitrati. Anche i giudizi finali sono stati assegnati tenendo conto di diversi fattori. In particolare: il 50% del punteggio è stato determinato dalla presenza di residui di pesticidi, valutando il numero totale delle molecole e il profilo di rischio. Il 30% del punteggio deriva dalle analisi microbiologiche, suddivise in un 15% per la quantità di microrganismi totali e un 15% per i coliformi. E il 20% del punteggio è stato attribuito in base alla quantità di nitrati presenti nei campioni.
È emerso che tutte le insalate testate risultano conformi ai limiti di legge per quanto riguarda la sicurezza microbiologica. In essere non c’è traccia di batteri pericolosi come Listeria monocytogenes, Salmonella o Escherichia coli ma invece è emersa la presenza di microrganismi e coliformi, batteri legati al terreno.
In alcuni campioni, i valori superano di molto i livelli guida: due prodotti registrano rispettivamente 500 e 440 milioni di microrganismi totali, contro i 5-50 milioni considerati accettabili. Ma a cosa è dovuta la presenza di questi microrganismi e coliformi? Probabilmente i primi sono dovuti ad uno shock termico (catena del freddo non rispettata) mentre i secondi sono dovuti a processi di sanificazione non adeguati.
Non c’è un rischio immediato per i consumatori ma gli esperti consigliano di lavare l’insalata in busta prima di consumarla. Inoltre, in tutte le insalate in busta sono stati ritrovati pesticidi, anche in quelle biologiche partendo da 0,01 mg/kg ad un massimo di 8 molecole diverse nella stessa confezione, alcuni anche cancerogeni.
Per quanto riguarda i nitrati nel test, le concentrazioni oscillano tra 383 mg/kg e 4.566 mg/kg, con un solo prodotto che si avvicina al limite massimo consentito di 5.000 mg/kg. Il consiglio per i consumatori è di dirigere i loro acquisti verso l’insalata sfusa (meglio se da agricoltura biologica).
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