Autosrade italiane chiuse, è accaduto di nuovo: automobilisti spiazzati ma c’è un retroscena clamoroso
Le autostrade italiane sono da sempre una spina dorsale per milioni di automobilisti che ogni giorno si spostano lungo il nostro paese. Da Nord a Sud, la rete autostradale è una delle più frequentate e vitali d’Europa, fondamentale sia per i viaggiatori abituali che per i trasporti commerciali.
Con la crescente diffusione delle tecnologie per la navigazione, oggi quasi tutti gli automobilisti si affidano a Google Maps per orientarsi, evitando il traffico e cercando i percorsi più rapidi. Pochi, infatti, oggi si avventurano senza un navigatore, tanto che l’app di Google è diventata una compagna di viaggio indispensabile. Ma cosa succede quando, invece di aiutare, un navigatore ci inganna con informazioni sbagliate?
Domenica mattina, all’alba, molti automobilisti si sono trovati davanti a una sorpresa inaspettata. Chi stava percorrendo le autostrade A1, A14 e A22 ha visto sul display del proprio smartphone segnalazioni di chiusure di tratti autostradali che, in realtà, non esistevano. Tra le aree interessate, l’Autobrennero a sud di Bolzano, a sud di Trento e a sud di Verona, ma anche l’Autosole tra Piacenza e Parma e tra Imola e Cesena.
Queste chiusure fantasma sono state segnalate con un allarme che ha messo in allerta diversi automobilisti, portandoli a cambiare improvvisamente percorso. Ma la realtà era ben diversa: non c’era alcun blocco, e intorno alle 8 del mattino, le indicazioni errate sono scomparse dai dispositivi. Fortunatamente, non si sono registrati disagi alla viabilità, ma il danno, almeno psicologico, era fatto.
Autostrade chiuse, quel precedente che creò caos e disagi
Quello che è accaduto domenica non è certo un episodio isolato. Google Maps ha già avuto dei precedenti simili. Lo scorso maggio, per esempio, l’app aveva segnalato per quasi un’intera giornata un’interruzione sull’autostrada del Brennero tra Vipiteno e il confine di stato, quando in realtà la strada era perfettamente percorribile.
Quella volta le conseguenze furono piuttosto rilevanti: gli automobilisti, confusi dall’allarme, si diressero verso la strada statale e la vicina cittadina, creando ingorghi e disagi non previsti. Un altro caso si è verificato ad ottobre, sempre sull’A22, ma questa volta l’allarme fu di breve durata.
Questi errori, purtroppo, sono il prezzo da pagare quando si affida troppo alla tecnologia senza un adeguato controllo. Google Maps, pur essendo un strumento potentissimo, è basato su dati che, talvolta, possono essere imprecisi o non aggiornati in tempo reale.
Le cause possono essere molteplici: dai bug nei sistemi di rilevamento, a problemi con la sincronizzazione delle informazioni da parte degli enti preposti alla gestione del traffico. In ogni caso, la sensazione che rimane è quella di una fiducia tradita, soprattutto quando si è in viaggio e si ha bisogno di informazioni precise per prendere decisioni rapide.
Quanto fidarci degli strumenti tecnologici?
Il caso di domenica mattina ci fa riflettere su quanto dipendiamo da queste tecnologie e su quanto siano vulnerabili. Oggi, non basta più essere “sul posto” per sapere cosa accade sulle strade, ma dobbiamo affidarci a strumenti digitali che, purtroppo, non sono infallibili. E se da un lato l’app di Google ci offre una panoramica in tempo reale, dall’altro ci insegna che anche la tecnologia più evoluta ha i suoi punti deboli.
Alla fine, ci si chiede: quanto dobbiamo fidarci di questi strumenti? È davvero il caso di basarsi completamente su un’app, o sarebbe meglio mantenere sempre un margine di cautela e ricordarsi che, talvolta, il buon vecchio senso della strada potrebbe essere più affidabile di un algoritmo?