Violenza sulle donne, il dato lascia senza parole: nel giorno della commemorazione sorprende un aspetto particolare
Ogni anno, il 25 novembre diventa un giorno di riflessione collettiva e di denuncia contro la violenza sulle donne. Una data che non è stata scelta a caso, ma per ricordare il brutale omicidio delle sorelle Mirabal, tre attiviste politiche dominicane che, nel 1960, furono assassinate per il loro impegno contro la dittatura di Rafael Trujillo. Da allora, il 25 novembre è diventato simbolo della lotta contro ogni forma di violenza di genere, un fenomeno purtroppo diffuso in tutto il mondo, Italia compresa.
La violenza sulle donne si presenta sotto forme diverse: fisica, psicologica, economica e anche online. Ogni giorno, migliaia di donne in tutto il mondo sono costrette a vivere una realtà inaccettabile, con poche possibilità di fuga e molte volte senza nemmeno la consapevolezza di poter chiedere aiuto. In Italia, nonostante i progressi fatti in termini di sensibilizzazione e leggi a tutela delle vittime, la violenza continua a essere una piaga difficile da estirpare. Le notizie di cronaca ci raccontano sempre più spesso di abusi, femminicidi e storie di donne che, nonostante abbiano cercato di chiedere aiuto, sono rimaste intrappolate in relazioni tossiche e distruttive.
Nel 2024, i numeri parlano chiaro: nel corso dei primi nove mesi dell’anno, le richieste di aiuto ricevute dal 1522, il numero antiviolenza e stalking istituito dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, sono aumentate del 57% rispetto allo stesso periodo del 2023. Si parla di circa 48.000 contatti, che includono chiamate telefoniche, chat e richieste tramite l’app. Questo dato dimostra che, se da un lato le donne stanno iniziando a chiedere aiuto più frequentemente, dall’altro non possiamo non notare la triste realtà di un fenomeno che non sembra arrestarsi.
Il numero di contatti potrebbe addirittura raddoppiare rispetto agli anni precedenti, con una previsione che porta il totale a superare le 60.000 chiamate entro la fine dell’anno. È importante sottolineare che, seppur il numero complessivo di richieste sia cresciuto, molte donne non si rivolgono ancora ai servizi di supporto per paura, vergogna o disinformazione. Le telefonate, le app e le chat sono strumenti vitali che permettono a chi soffre di violenza di avere accesso a supporto psicologico, legale e materiale, senza dover affrontare di persona la denuncia.
Le richieste arrivano principalmente da donne tra i 35 e i 50 anni, ma si registra anche un aumento delle chiamate provenienti da donne più giovani, spesso a causa di violenze subite da parte di partner o ex. Molte di queste donne sono italiane, ma non mancano donne di origine straniera, come quelle provenienti dall’Europa dell’Est e dal Sud America, che da tempo risiedono nel nostro Paese. Un altro dato allarmante è che, in molti casi, le violenze avvengono davanti ai bambini, segnando la vita di queste giovani vittime per sempre.
Un altro dato interessante riguarda l’aumento delle richieste di informazioni relative a violenza economica, in particolare da parte di donne che, superata una certa età, non hanno più la possibilità di entrare o rientrare nel mercato del lavoro. Donne che, dopo anni di abusi fisici e psicologici, si trovano in una condizione di totale dipendenza economica e, di conseguenza, di maggiore vulnerabilità.
Le richieste di aiuto sono aumentate anche grazie al rafforzamento delle leggi contro la violenza domestica, come il Codice Rosso Rafforzato, che ha portato alla creazione di nuovi strumenti giuridici per contrastare il fenomeno. Molte vittime ora chiedono informazioni sull’ammonimento (una misura cautelare che obbliga l’aggressore a stare lontano dalla vittima) o sui nuovi meccanismi di protezione previsti dalla legge. Inoltre, c’è una crescente consapevolezza tra amici e familiari che si rivolgono al 1522 per chiedere aiuto, anche quando non sono direttamente coinvolti. Questo è un segnale positivo, che dimostra che non solo le vittime stesse, ma anche la società, sta cominciando a reagire in modo più attivo contro il fenomeno.
Le donne non sono più sole nella loro battaglia contro la violenza. Oggi esistono reti di supporto più forti e diffuse, che vanno dai centri antiviolenza alle linee telefoniche di emergenza. Tuttavia, resta ancora molto da fare. Ogni richiesta d’aiuto rappresenta una vita spezzata, una persona che ha avuto il coraggio di fare il primo passo verso la libertà. Ma per ogni donna che chiede aiuto, quante ne restano nell’ombra, prigioniere di relazioni abusive e inaccessibili?
La violenza contro le donne non può essere più considerata una questione privata. Deve diventare una priorità collettiva. Quanti altri dati drammatici dobbiamo leggere prima che il cambiamento arrivi davvero?
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