Con 20 anni di contributi versati si va in pensione con questo trattamento, quali sono età e importi previsti dalla norma.
I sistemi per l’accesso alla pensione, conclusa la carriera lavorativa sono diversi in Italia, con diverse forma di anticipo, di scivolo, di accompagnamento che variano e prevedono requisisti e regole diverse a seconda dei casi. Ma il tratto caratteristico del sistema pensionistico è la natura contributiva del conteggio degli accontamenti fatti durante l’attività lavorativa.
Tale sistema fu introdotto dal ministro Dini nel lontano 1996 e confermato dal ministro Fornero nel 2012 con la formula attualmente in vigore. Esiste per i lavoratori che hanno versato prima del 1996 e continuano successivamente anche un conteggio misto che prevede per le somme accantonate prima del riforma Dini, l’uso del sistema retributivo più vantaggioso per i lavoratori.
La tipologia base del sistema attuale è la cosiddetta pensione di vecchiaia che si raggiunge con un minimo di 20 anni di contributi versati e un’età anagrafica di almeno 67 anni. L’importo in genere dalla gestione previdenziale (contributiva e retributiva) con la quale è effettuato il calcolo, con un importo che aumenta con l’incremento delle retribuzioni o dei redditi dichiarati.
Si può dire che per chi ha iniziato a lavorare dopo il 1996, il sistema è completamente contributivo. Quindi il montante previdenziale (la somma accumulata nel corso degli anni con i contributi) è tradotto in pensione con l’applicazione di un coefficiente di trasformazione. Questo dipende dall’età e dalla stima della speranza di vita, resa nota dall’INPS (per il 2024, il coefficiente è 5,57%).
Inoltre il capitale è rivalutato con un coefficiente di capitalizzazione stabilito dall’INPS ogni anno e basato sulle variazioni quinquennali del PIL (per il 2024 è del 5,4%). Le pensioni così calcolate dipendono dalle somme accantonate e favoriscono coloro riescono ad avere carriere continue e retribuzioni elevate. Con il sistema misto, il conteggio retributivo per quanto versato prima del 1996 permette di avere, a parità di retribuzione, assegni pensionistici più elevati.
Sia con pensione di vecchiaia contributiva che pensione di vecchiaia mista il primo assegno con deve avere un importo pari a una volta l’assegno sociale. Con 20 anni di contributi è possibile anche anticipare la pensione a 64 anni (pensione anticipata contributiva). Ma il primo assegno pensionistico deve essere pari ad almeno a 3 volte l’assegno sociale e non superare di 5 volte il trattamento minimo INPS.
Eccezioni per le donne con figli: l’ingresso alla pensione anticipata ordinaria si ha con soglia minima pari a 2,8 volte l’assegno sociale (con un figlio) e con soglia minima pari a 2,6 volte l’assegno sociale (2 o più figli).
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