Ma spetta la tredicesima in caso di stipendio a tempo determinato? Molti non la ricevono e sorge il dubbio su cosa dica davvero la legge
Dicembre si avvicina, e con esso quell’atmosfera magica che inizia a prendere vita per le strade e nei negozi, già illuminati da mille luci e addobbi natalizi. La città si colora di decorazioni, e l’aria frizzante porta con sé il profumo di feste e calore. Per tanti lavoratori, il periodo natalizio è anche segnato dall’arrivo della tanto attesa tredicesima mensilità: un bonus economico che può fare la differenza, permettendo di concedersi qualche sfizio, acquistare regali per i propri cari o semplicemente affrontare le spese natalizie con più serenità.
Ma mentre alcuni si preparano a riceverla e già iniziano a sognare come usarla, ci sono lavoratori che si pongono una domanda importante: “Ma la tredicesima spetta davvero a tutti?” E, in particolare, chi ha un contratto a tempo determinato può contare su questo diritto, o rischia di rimanerne escluso? È una questione che tocca da vicino molti lavoratori, visto che i contratti a termine sono sempre più diffusi, soprattutto tra giovani e lavoratori stagionali.
Allora, cosa prevede la legge in questi casi? La tredicesima è un diritto anche per chi ha un contratto temporaneo? La tredicesima negli anni è diventata parte integrante della busta paga per la maggior parte dei lavoratori in Italia, quasi come una tradizione. Riceverla a dicembre è un sollievo economico non da poco, soprattutto quando il budget familiare viene messo alla prova dai regali, dalle cene festive e da quel desiderio di concludere l’anno senza troppe rinunce. Ma appunto cosa succede per chi non ha un contratto a tempo indeterminato?
Partiamo dalla base: in Italia, la tredicesima è una sorta di gratifica natalizia, un “bonus” di stipendio introdotto per dare una mano ai lavoratori in occasione delle spese natalizie. Ma non è un trattamento di favore o un “extra”; piuttosto, è considerata una parte del compenso, tanto da essere prevista dal Contratto Nazionale di Lavoro (CCNL) per la maggior parte dei settori. Questo vale per i contratti a tempo indeterminato, ma anche per molti contratti a termine.
Quindi sì, anche chi ha un contratto a tempo determinato, salvo eccezioni specifiche previste dal contratto collettivo o da accordi aziendali particolari, ha diritto alla tredicesima. Il calcolo sarà proporzionale alla durata effettiva del contratto: se hai lavorato solo alcuni mesi, riceverai una quota proporzionale della tredicesima.
Se hai un contratto a termine e hai lavorato tutto l’anno, il calcolo è semplice: la tredicesima sarà pari a una mensilità. Ma se il contratto è durato solo qualche mese, avrai diritto a una parte proporzionale.
Un esempio pratico per chiarire: supponiamo che tu abbia un contratto di sei mesi, con uno stipendio mensile di 1.500 euro. La tredicesima sarà calcolata come metà dello stipendio annuale. Quindi:
1.500 euro (mensili) x 6 (mesi di lavoro) ÷ 12 = 750 euro di tredicesima.
Naturalmente, questo è solo un esempio indicativo. Molti Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro specificano modalità e tempi di pagamento diversi, e la cifra esatta potrebbe variare in base a particolari accordi aziendali.
Generalmente la tredicesima per i lavoratori a tempo determinato viene erogata insieme all’ultimo stipendio o, in alcuni casi, alla fine del contratto. Questo significa che, se il tuo contratto si conclude a ottobre, la tredicesima ti verrà pagata in quel mese e non a dicembre. Per i contratti che invece durano fino alla fine dell’anno, la tredicesima viene solitamente erogata a dicembre come per i contratti a tempo indeterminato.
Per chi ha contratti davvero brevi, come quelli di una o due settimane, spesso non si riceve una vera e propria “tredicesima” separata, ma una sua quota già inclusa nello stipendio. Questo capita, per esempio, nei contratti di somministrazione o nei contratti a termine di pochi giorni o settimane, in cui lo stipendio può includere già i ratei di ferie, tredicesima e altre voci.
È utile chiedere chiarimenti all’azienda o all’ufficio del personale per verificare come vengono calcolati questi importi. In ogni caso, il principio è sempre lo stesso: se si matura un diritto, esso deve essere riconosciuto, anche in forma proporzionale.
Può succedere che alcune aziende non versino la tredicesima, soprattutto quando ci sono dubbi sulla sua applicabilità per i contratti a tempo determinato. In questi casi, il primo passo è sempre quello di rivolgersi all’ufficio risorse umane o al proprio sindacato di riferimento. Se non si ottiene risposta, ci si può rivolgere all’ispettorato del lavoro o a un consulente del lavoro, per avere un supporto concreto.
Non sempre la tredicesima spetta automaticamente in caso di contratto a tempo determinato, ma quasi sempre sì. La sua applicazione dipende dai termini stabiliti nel Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) che regola il tuo settore. In generale se il tuo CCNL prevede la tredicesima per i contratti a tempo indeterminato, questo diritto viene riconosciuto anche per i contratti a tempo determinato. Tuttavia, la tredicesima viene calcolata in modo proporzionale in base ai mesi effettivamente lavorati.
Esistono anche situazioni specifiche, come i contratti di somministrazione o brevi periodi di lavoro, in cui la tredicesima può essere inclusa nello stipendio mensile, e quindi non appare come voce separata. Se hai un contratto a termine, però, come già accennato, è sempre utile chiarire con l’ufficio risorse umane o consultare il tuo sindacato per capire come viene gestita la tredicesima nel tuo caso.
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