Pensione di reversibilità del genitore anche ai figli maggiorenni: quando spetta

Pensione di reversibilità, spesso spetta anche ai figli del defunto e pure se maggiorenni. Vediamo quali circostanze sono previste dall’INPS

Quando una persona cara se ne va, può lasciare dietro di sé non solo un vuoto, ma anche la necessità di affrontare sfide economiche. Ed è soprattutto in questo contesto che entra in gioco la pensione di reversibilità, una forma di sostegno economico che permette ai familiari del defunto di ricevere una percentuale della sua pensione. Questo tipo di pensione è pensato per garantire un aiuto concreto ai superstiti, come coniuge e figli, affinché possano continuare a vivere senza dover affrontare un crollo improvviso del reddito familiare.

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Pensione di reversibilità, quando spetta ai figli maggiorenni – Istitutonervilentini.it

Cos’è e come funziona la pensione di reversibilità

La pensione di reversibilità è una quindi una prestazione economica che spetta ai familiari di un pensionato deceduto, oppure di un lavoratore che ha versato contributi in vita. La pensione viene suddivisa tra i membri della famiglia secondo precise percentuali stabilite dalla legge, in base al legame di parentela e al numero di superstiti.

Quando spetta e percentuali spettanti

In linea generale, la pensione di reversibilità viene riconosciuta al coniuge e ai figli del defunto. La percentuale varia in base al numero di persone coinvolte. Ecco una panoramica:

  • 60% al coniuge: il coniuge del defunto ha diritto al 60% della pensione originaria.
  • 20% a ciascun figlio: ogni figlio può ricevere il 20%, che sale al 40% se l’altro genitore è già deceduto o non ha diritto alla pensione.
  • In alcuni casi, possono beneficiarne anche altri parenti, come i genitori o i fratelli del defunto, se dipendevano economicamente da lui.

Quando la pensione spetta anche ai figli maggiorenni

E qui arriva una domanda che spesso confonde molti: i figli maggiorenni possono ricevere la pensione di reversibilità? La risposta è sì, ma solo in determinate circostanze. Di fatto la legge prevede delle eccezioni per tutelare i figli che, pur essendo adulti, si trovano in situazioni di difficoltà e non sono in grado di provvedere autonomamente al proprio sostentamento.

Figli maggiorenni con disabilità

La pensione di reversibilità spetta anche ai figli maggiorenni che hanno una disabilità accertata tale da impedirgli di lavorare. In questi casi, l’INPS garantisce il beneficio per tutta la vita del figlio, indipendentemente dall’età. L’importante è che la condizione di disabilità sia già presente al momento della morte del genitore o sia stata riconosciuta durante il periodo di erogazione della pensione.

Figli maggiorenni studenti

C’è un’altra casistica: la pensione di reversibilità viene riconosciuta anche ai figli maggiorenni che siano studenti e non abbiano ancora compiuto 26 anni. In questo caso, si parla di studenti iscritti a corsi di laurea universitari di primo o secondo livello, e la condizione per ricevere il beneficio è che non svolgano attività lavorative retribuite.

Figli in stato di bisogno economico

Esistono situazioni in cui anche figli maggiorenni, non necessariamente disabili o studenti, possono accedere alla pensione di reversibilità, ma solo dimostrando di trovarsi in stato di bisogno economico. Tuttavia questo è un ambito che necessita di valutazioni più specifiche, anche perché l’accertamento dello stato di bisogno è più complesso e richiede verifiche approfondite da parte dell’INPS.

Quando la pensione di reversibilità non spetta al coniuge

Pensione di reversibilità
Pensione di reversibilità come funziona – Istitutonervilentini.it

La pensione di reversibilità non spetta automaticamente al coniuge superstite in tutte le circostanze, ma può essere esclusa in alcuni casi specifici previsti dalla legge. Uno dei casi principali è quello del coniuge separato con addebito. Se il coniuge superstite al momento della separazione era stato ritenuto responsabile del fallimento del matrimonio (quindi con addebito), non avrà diritto alla pensione di reversibilità.

Questa esclusione nasce dall’idea che, essendo stato considerato “in colpa”, non sussista l’obbligo di un sostegno economico post-mortem. Tuttavia il coniuge separato con addebito può fare richiesta di reversibilità solo se dimostra di trovarsi in condizioni di grave necessità economica, anche se il processo di ottenimento in questo caso è più complesso e richiede valutazioni aggiuntive da parte dell’INPS.

Un altro caso riguarda i coniugi divorziati. Anche qui la reversibilità non è garantita, ma ci sono delle eccezioni. Il coniuge divorziato ha diritto alla reversibilità solo se percepiva già un assegno divorzile e non si è risposato. Se il coniuge deceduto stava già versando l’assegno di mantenimento stabilito in sede di divorzio, l’ex coniuge può avanzare richiesta per ottenere la pensione di reversibilità, poiché il sostegno economico viene interpretato come un proseguimento del mantenimento concordato.

È importante sottolineare, però, che nel caso in cui il defunto si fosse risposato, il diritto alla reversibilità viene suddiviso tra il coniuge superstite e l’ex coniuge, secondo criteri stabiliti dal tribunale che tengono conto di diversi fattori, tra cui la durata dei rispettivi matrimoni.

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