Pensione di reversibilità, confermati gli aumenti a partire da gennaio: ecco quanto troverai in più per ogni singolo mese. Le cifre esatte
Quando ci si trova ad affrontare la perdita di una persona cara, insieme al dolore, spesso assalgono anche dubbi e preoccupazioni legate a questioni pratiche ed economiche. E la pensione di reversibilità è uno strumento pensato proprio per garantire un supporto economico a chi rimane, offrendo una sorta di continuità finanziaria nel momento in cui il reddito familiare subisce un colpo improvviso. In pratica la pensione che la persona deceduta percepiva, scala al coniuge superstite e/o ai figli o altri parenti.
Cos’è la pensione di reversibilità e a chi spetta?
In termini semplici, la pensione di reversibilità è una prestazione economica che l’INPS riconosce ai familiari superstiti di un lavoratore o di un pensionato deceduto. È una sorta di “eredità previdenziale” che spetta ai familiari più stretti, come il coniuge, i figli o, in alcuni casi, altri parenti a carico del defunto.
Ma chi può beneficiarne davvero? L’elenco dei possibili beneficiari è regolato da criteri precisi, ma possiamo riassumerli in questo modo:
- Il coniuge: indipendentemente dall’età o dalla situazione lavorativa, il coniuge superstite ha diritto alla pensione di reversibilità. Anche in caso di separazione o divorzio, il diritto può essere riconosciuto, purché non ci sia stato un “addebito” (ovvero, non sia stata la persona separata o divorziata a causare la fine del matrimonio).
- I figli: i figli hanno diritto alla reversibilità fino ai 18 anni. Se, però, stanno studiando (fino ai 21 anni) o sono universitari (fino ai 26 anni), possono continuare a ricevere il beneficio. Inoltre, per i figli inabili al lavoro, il diritto si estende senza limiti di età.
- Altri familiari: se mancano sia il coniuge sia i figli, la pensione può essere concessa ai genitori ultrasessantacinquenni a carico del deceduto o ai fratelli e sorelle inabili al lavoro e a carico della persona deceduta.
Come funziona il calcolo della pensione di reversibilità?
Il calcolo della pensione di reversibilità varia in base al numero dei beneficiari e alla loro relazione con il defunto. Non si tratta, infatti, di un importo fisso, ma di una percentuale della pensione che il defunto percepiva (o avrebbe percepito). Vediamo qualche esempio pratico:
- Coniuge solo: il coniuge percepisce generalmente il 60% della pensione.
- Coniuge e un figlio: l’importo sale all’80%.
- Coniuge e due o più figli: in questo caso, si raggiunge il 100% della pensione.
Anche se queste percentuali sembrano dare una certa sicurezza, bisogna considerare alcuni fattori che possono incidere sull’importo finale. Tra questi, il reddito del beneficiario può portare a riduzioni parziali, in quanto la legge prevede dei tagli per chi ha redditi superiori a una certa soglia.
Cosa serve per fare domanda all’INPS?
Fare richiesta di una pensione di reversibilità potrebbe sembrare complicato, ma è importante sapere che è possibile fare tutto online, tramite il portale dell’INPS, oppure rivolgendosi a un patronato che possa assistere in ogni fase. I documenti essenziali includono:
- Certificato di morte del pensionato o del lavoratore deceduto.
- Documenti d’identità del richiedente e, in alcuni casi, certificati di stato civile o di famiglia per dimostrare la parentela.
- Dichiarazione reddituale del richiedente, in quanto alcuni redditi possono influenzare l’importo della pensione di reversibilità.
Una volta raccolti questi documenti, la pratica viene elaborata dall’INPS. I tempi di risposta possono variare, ma solitamente entro qualche mese si ottiene l’accredito della pensione, che può essere anche retroattivo.
Pensione di reversibilità 2025: gli aumenti fascia per fascia
Come tutte le pensioni, anche quella di reversibilità si adatta in base all’adeguamento al tasso di inflazione e aumenta leggermente. Questo significa che ogni anno l’importo viene rivalutato in base all’andamento dell’inflazione, per garantire che il valore della pensione resti, per quanto possibile, stabile rispetto al costo della vita. Tuttavia, l’adeguamento non avviene in modo uniforme per tutti i pensionati, ma varia a seconda dell’importo della pensione stessa.
Ecco una panoramica più chiara di come funziona questa rivalutazione progressiva:
- Se l’importo della pensione è pari o inferiore a 4 volte il trattamento minimo (circa 2.394,44 euro), viene applicata una rivalutazione piena, cioè del 100% del tasso di inflazione. Ad esempio, con un’inflazione stimata all’1%, l’aumento su questa fascia sarà di circa 23,94 euro.
- Per la parte dell’importo che supera le 4 volte il minimo, ma non oltre le 5 volte (tra i 2.394,44 e i 2.993,05 euro), la rivalutazione scende al 90% del tasso di inflazione. Quindi, per questa parte dell’assegno, con un’inflazione all’1%, l’incremento sarà dello 0,90%. Se, ad esempio, abbiamo una quota di 105,56 euro che rientra in questa fascia, l’incremento sarà di circa 95 centesimi.
Con un tasso di inflazione dell’1% applicato al 100% per importi inferiori a 4 volte il trattamento minimo, gli aumenti per le pensioni di reversibilità saranno i seguenti:
- Pensione di 800 euro: aumento di 8 euro
- Pensione di 900 euro: aumento di 9 euro
- Pensione di 1.000 euro: aumento di 10 euro
- Pensione di 1.200 euro: aumento di 12 euro
- Pensione di 1.500 euro: aumento di 15 euro
Dunque quasi 100€ in più all’anno a salire.