Divorzio, come funziona con l’assegno di mantenimento nel caso in cui la moglie guadagni uguale o più del marito? Ecco cosa prevede la normativa in questo caso
In un divorzio alle porte o in una prospettiva che va in questa direzione, le domande sul mantenimento accendono sempre i riflettori su equità e diritti. Ma cosa accade se i redditi dei coniugi sono simili, o addirittura se la moglie guadagna di più? Spetterebbe comunque l’assegno di mantenimento o, in questa circostanza, il marito sarebbe esente? Cosa prevede la normativa italiana da questo punto di vista? Una domanda a cui molto vorrebbero avere risposto, in maniera precauzionale o per un’esigenza concreta e in corso.
In Italia, innanzitutto, separazione e divorzio non sono sinonimi. La separazione, che può essere consensuale o giudiziale, è un primo passo formale per sancire la crisi del rapporto, durante la quale i coniugi rimangono ancora tecnicamente sposati, anche se non convivono. Durante la separazione, il giudice può stabilire l’obbligo di mantenimento a favore del coniuge economicamente più debole, indipendentemente dai futuri assetti finanziari.
Nel divorzio, invece, il legame matrimoniale si dissolve definitivamente. Questo passaggio segna una rottura totale e richiede criteri di valutazione più rigidi rispetto alla separazione. Nel 2017, la Corte di Cassazione ha introdotto un criterio innovativo: quello dell’autosufficienza economica. Secondo questo principio, il mantenimento non è più automatico; non basta la disparità di reddito, ma serve dimostrare che il coniuge economicamente più debole non sia in grado di mantenere il proprio standard di vita.
Ora, alla luce di questo, immaginiamo un caso in cui la moglie guadagni come o più del marito. A chi spetta il mantenimento? La risposta varia in base a numerosi fattori.
Un aspetto cruciale è il tenore di vita goduto durante il matrimonio. Anche se entrambi i coniugi hanno un buon reddito, il giudice potrebbe concedere un assegno di divorzio qualora la moglie non sia in grado di mantenere quello standard da sola. Tuttavia se il reddito è equilibrato e il coniuge più debole può autosostenersi, il mantenimento sarà spesso negato. La Corte di Cassazione ha precisato che non è il reddito in sé a determinare il mantenimento, bensì la capacità effettiva di garantire un’esistenza dignitosa e paragonabile a quella precedente.
Alla fine la questione del mantenimento non si risolve solo con il confronto dei redditi. Il giudice italiano considera il contesto, le necessità dei figli e l’impegno passato, cercando di stabilire un equilibrio fra giustizia e realismo. Diventa quindi cruciale capire che il mantenimento non è mai scontato, e non sempre segue schemi tradizionali. Ma come detto i figlio giocano, indirettamente e direttamente, un ruolo fondamentale per il verdetto conclusivo.
Se dovesse esserci più di un minore da salvaguardare, nonostante un pari reddito o addirittura maggiore se non a dismisura, è molto verosimile che il mantenimento ci sia comunque. Discorso diverso in assenza di figli o nel caso in cui siano maggiorenni o quasi.
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