Bonifico ai parenti, a chi non è capitato mai una volta? Può sembrare un gesto ingenuo ma alcune cifre fanno scattare l’Agenzia Entrate. Scopriamo quali
I trasferimenti di denaro tra familiari sono una pratica comune – del resto a chi non è mai capitato di aver bisogno almeno una vola nella vita- ma possono comportare alcuni rischi dal punto di vista fiscale, soprattutto in alcuni casi specifici. Effettuare un bonifico a un parente, infatti, può attrarre l’attenzione dell’Agenzia delle Entrate che ha l’obiettivo di verificare che i movimenti di denaro tra privati siano trasparenti e giustificati. Comprendere le regole e i limiti imposti dalla normativa, pertanto, può aiutare a evitare spiacevoli problemi o fraintendimenti futuri non semplicissimo poi da chiarire nell’immediato.
In Italia, non esiste un limite preciso per i trasferimenti di denaro tra parenti. Ma come dicevamo in alcune circostanze possono comunque destare sospetti. Di solito l’attenzione del fisco si concentra su bonifici di somme ingenti o che non siano chiaramente giustificati, in particolare quando si tratta di donazioni o trasferimenti ricorrenti. In questi casi l’Agenzia delle Entrate può richiedere di dimostrare la provenienza e la finalità del denaro per assicurarsi che non si tratti di tentativi di evasione fiscale o di donazioni non dichiarate.
Se il trasferimento di denaro ha la natura di una donazione vera e propria, la legge richiede che sia formalizzata. Le donazioni di valore rilevante, infatti, vanno redatte in presenza di un notaio, con l’applicazione dell’imposta sulle donazioni, che varia in base al grado di parentela. Un trasferimento occasionale di somme ridotte, invece, potrebbe non richiedere documenti formali, ma ogni caso è unico e va considerato attentamente.
Come giustificare un bonifico familiare per evitare rischi
Per evitare problemi, il consiglio più comune è di specificare la causale del bonifico in modo chiaro e trasparente. Frasi come “sostegno familiare” o “prestito a titolo gratuito” possono aiutare a rendere evidente l’intenzione dietro il trasferimento. La causale diventa una sorta di “garanzia” per il beneficiario, dimostrando all’Agenzia delle Entrate che si tratta di un trasferimento legittimo e privo di fini illeciti. La quale tuttavia, se il fisco vuole vederci chiaro, comunque non basterà.
Il rischio delle somme elevate e dei trasferimenti ricorrenti
Tra le situazioni che possono attirare più facilmente controlli ci sono i trasferimenti di somme elevate in un’unica soluzione e quelli effettuati con frequenza regolare. Ad esempio, trasferimenti mensili di importi importanti potrebbero sembrare un modo per aggirare il fisco e quindi potrebbero essere indagati come se fossero parte di un reddito nascosto. Il consiglio, in questo caso, è di limitare la frequenza e l’entità delle transazioni quando non strettamente necessarie o, se ricorrenti, giustificarle in modo trasparente.
Non esiste una soglia definita oltre la quale il Fisco interverrà automaticamente, ma alcuni parametri possono aumentare la probabilità di un controllo. In linea di massima, bonifici superiori ai 5.000 euro effettuati tra privati possono suscitare maggiore attenzione, soprattutto se ripetuti o se non sono giustificati da una causale chiara. Naturalmente, importi più alti, come 10.000 euro o più, sono ancora più sensibili e richiedono una giustificazione precisa, come la partecipazione a un acquisto, il supporto per una spesa specifica o un prestito formale.
La relazione tra il bonifico e il saldo sul conto corrente
Un altro fattore determinante è il rapporto tra l’importo del bonifico e la cifra totale disponibile sul conto di chi invia. Ad esempio, se un conto corrente ha un saldo di 50.000 euro e si effettua un bonifico di 20.000 euro (il 40% del saldo), il trasferimento potrebbe attirare l’attenzione del Fisco perché rappresenta una parte significativa del patrimonio del mittente. In altre parole, quando il bonifico costituisce una somma rilevante rispetto al saldo del conto, il Fisco potrebbe interpretarlo come un’operazione da monitorare.
Per fare un altro esempio, un conto con un saldo di 10.000 euro che subisce un bonifico in uscita di 8.000 euro (pari all’80% del saldo) è più a rischio rispetto a un bonifico dello stesso importo effettuato da un conto con 100.000 euro di disponibilità, dove rappresenterebbe solo l’8% del totale.
Esempi pratici di somme e rischi correlati
- Bonifico di 5.000 euro su un conto con 20.000 euro di saldo: solitamente, una somma così non dovrebbe destare allarme, ma se viene ripetuta più volte in un breve periodo potrebbe richiedere una giustificazione.
- Bonifico di 10.000 euro da un conto con 15.000 euro di saldo: una cifra che costituisce il 66% del saldo totale rischia di essere vista come un’operazione significativa e potrebbe attirare controlli, specialmente se non ha una causale specifica.
- Trasferimenti periodici di 3.000 euro al mese tra parenti: anche se l’importo singolo non è elevato, la regolarità può far ipotizzare al Fisco una forma di sostentamento o di pagamento non dichiarato.
Come comportarsi per evitare problemi con Agenzia Entrate
Per provare a tutelare se stessi e l’altro parente è consigliato:
- Effettuare bonifici giustificabili: evitare importi elevati o regolari senza una causale ben definita.
- Registrare trasferimenti importanti come donazioni formali o prestiti con scritture private che indichino i termini dell’accordo.
- Consultare un professionista fiscale: in caso di trasferimenti significativi, rivolgersi a un consulente che possa chiarire eventuali obblighi e suggerire le modalità più sicure.
E’ bene ricordare, tuttavia, come già detto, che per certe somme bisognerà passare giocoforza per il notaio.