L’Ephémera, o Effimera in italiano, è un insetto la cui esistenza si consuma nell’arco di sole 24 ore. Questo breve ciclo vitale lo rende simbolo di tutto ciò che è temporaneo e fugace, una perfetta rappresentazione della precarietà dell’esistenza. Aqua Aura, attraverso le sue opere esposte presso lo Studio Clelia Belgrado (VisionQuesT contemporary photography) a Genova, ci offre una riflessione profonda sulla contemporaneità, utilizzando l’Effimera come metafora centrale.
Aqua Aura interpreta la condizione umana attuale con un approccio che si colloca al confine tra il sociologico e il poetico. L’artista evidenzia come l’effimerità possa avere connotazioni sia positive che negative. Da un lato, c’è un omaggio alla fragilità e alla temporaneità delle cose; dall’altro, una critica alla “Modernità liquida” teorizzata da Zygmunt Bauman. In quest’ottica moderna, la produzione e fruizione delle immagini nell’era dei social media sono messe sotto accusa per la loro qualità spesso superficiale e priva di significati duraturi.
Le creazioni di Aqua Aura rappresentano forme allo stesso tempo definite ed evanescenti: sfere ed ovali ma anche figure irregolari che sembrano dissolversi nel nulla. Queste opere sono come bolle di sapone delicate che racchiudono mondi soffici e spumosi pronti a svanire al minimo soffio di vento o cambiamento energetico. L’esposizione diventa così testimonianza dell’impermanenza della forma artistica e della labilità delle cose immaginate dall’artista.
Lo Studio Clelia Belgrado diventa il palcoscenico su cui Aqua Aura mette in scena la sua visione dell’impermanenza attraverso un allestimento dinamico fatto di palloncini galleggianti che cambiano disposizione col passare del tempo. Questo elemento visivo enfatizza il concetto chiave dell’esposizione: la trasformazione continua degli oggetti esposti simboleggia non solo la mutabilità fisica ma anche quella percettiva da parte dello spettatore.
Il fattore temporale gioca un ruolo cruciale nell’espressione artistica di Aqua Aura. Con il trascorrere dei giorni, i palloncini perdono aria modificando così continuamente l’impatto visivo complessivo dell’esposizione fino a sgonfiarsi completamente. Ciò lascia ai visitatori successivi solo il ricordo o l’immaginazione di ciò che era precedentemente presente nello spazio espositivo.
Attraversando i confini tra estetica ed eterea riflessione filosofica, le opere presentate invitano ad una meditazione profonda sul significato stesso dell’esistenza.
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